''..Capita che sfiori la vita di qualcuno, ti innamori e decidi che la cosa più importante è toccarlo, viverlo, condividere le malinconie e le inquietudini, arrivare a riconoscersi nello sguardo dell'altro, sentire che non ne puoi più fare a meno... e cosa importa se per avere tutto questo devi aspettare cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni notti comprese?...''
Dopo “Cent’anni di solitudine” solo la curiosità mi ha spinto a iniziare “L’amore ai tempi del colera” .
Affrontare Marquez significa fare i conti con il suo stile “monumentale”, con una scrittura cupa, non sempre scorrevole, a tratti pesantissima, con i salti temporali che disarmano, con inaspettate invenzioni letterarie, con la passione che trasborda e domina ogni altro sentimento.
Affrontare Marquez significa fare i conti con il suo stile “monumentale”, con una scrittura cupa, non sempre scorrevole, a tratti pesantissima, con i salti temporali che disarmano, con inaspettate invenzioni letterarie, con la passione che trasborda e domina ogni altro sentimento.
Il romanzo parla d'Amore, ma inteso come legame incompreso, causa persa, battaglia da portare a termine tenacemente. Un Amore che lascia senza fiato, capace di infrangere il muro del tempo e della ragione, di restare puro, pur attraversando umiliazioni, negazioni, brutture della vita .
Il protagonista, non è certamente un santo…perché, scrive Marquez, “ il cuore ha più stanze di un casino!", ma è proprio questo suo duplice, o meglio, molteplice tratto che eleva e lo distingue.
La frase sopra riportata è il culmine della storia, l'elemento per cui vale la pena di arrivare al termine del romanzo. Dà un senso e una spiegazione alla tenacia del protagonista: ci mostra quell' Amore che chiunque vorrebbe per sé e, forse, vorrebbe esser capace di donare!
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